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Review in progress | Analisi dettagliata di Black Ops Cold War Zombies

Benvenuti appassionati della modalità Zombi, dopo aver finalmente completato l’easter egg della mappa Die Maschine, primo capitolo dell’era di Black Ops Cold War, siamo qui oggi per darvi quelle che sono le nostre impressioni sulla modalità stessa in generale ed i cambiamenti rispetto al passato. L’argomento è ovviamente parecchio dibattuto in questi giorni, chi sostiene abbia avuto una buona riuscita e chi invece ritiene il gioco completamente da buttare, prima di sparare sentenze, però andiamo ad analizzare passo passo tutta l’offerta che ci viene proposta in questo nuovo capitolo.

Una precisazione prima di proseguire: la recensione completa di Call of Duty: Black Ops Cold War arriverà molto presto, ma dato il seguito che la modalità Zombies ha da sempre per la nostra community, abbiamo deciso di approfondirla adeguatamente nell’articolo che state per leggere. State dunque per leggere uno speciale dedicato interamente a Black Ops Cold War Zombies, dove vi raccontiamo tutte le novità della modalità e vi raccontiamo il nostro responso dopo questi giorni di analisi.

UN NUOVO MALE

Come sappiamo, la modalità Zombie di Black Ops Cold War si colloca, a livello temporale, dopo gli avvenimenti che si sono susseguiti in Tag der Toten, ovvero il momento in cui Nikolai, nuovo leader di Primis ed Ultimis, prende in mano la situazione e decide di mettere fine alla follia causata dall’Elemento 115 bandendo l’intera realtà contesa tra Apothicon e Keeper nell’Etere Oscuro, tutti fatti che potete riprendere tranquillamente sul nostro canale YouTube. La minaccia, però, è lontana dall’essere sventata.

Saltiamo al 1983, dove una ormai trentenne Samantha Maxis, lavora come agente sotto copertura per la Germania Ovest e, nel corso delle sue ricerche, viene a contatto con alcuni documenti del KGB, riferiti ad un certo progetto Endstation posto in essere negli anni ’40. Samantha riesce a mettersi in contatto con Gregory Weaver, capo delle operazioni del Gruppo Requiem, una branchia della C.I.A. dedicata a combattere l’insorgenza di zombi in tutto il mondo , a cui invia una cassetta contenente alcuni filmati degli esperimenti condotti in quel contesto. Guardando la cassetta, Weaver viene a conoscenza di un altro progetto di matrice nazista denominato Die Maschine e collocato nella struttura di Nacht der Untoten. Non è chiaro quale sia il vero scopo di Die Maschine ma ha sicuramente a che fare con forze oscure che, stimolate dall’attività dei tedeschi, hanno scatenato un’orda di zombi contro di loro. I tedeschi mandarono delle truppe in aiuto dei soldati attaccati e, una volta eliminati tutti gli zombi, la struttura venne chiusa ed abbandonata per molti anni, fino a quando una nuova organizzazione sovietica, il Gruppo Omega, non ha scoperto la natura del progetto Endstation cercando di impossessarsene.

Dopo aver scoperto le intenzioni del gruppo sovietico, Weaver decide di inviare alcuni uomini del Gruppo Requiem a Die Maschine per fermare l’ondata di zombi. Una volta arrivati sul posto, però, gli operatori iniziano a scoprire molto di più sulla struttura che, oltre ad essere infestata di zombi e mostri radioattivi, ospita delle fenditure che conducono direttamente all’interno dell’Etere Oscuro. Dopo aver recuperato l’Eteroscopio, uno strumento in grado di individuare alcune anomalie nell’Etere Oscuro stesso, i soldati del Gruppo Requiem riescono ad interagire con il fantasma del dottor Ulrich Vogel, lo scenziato che, insieme al dottor Kurtz, ha studiato la trasformazione degli uomini in zombi causata dall’incidente del ciclotrone. Dall’interazione con questi fantasmi, gli operatori apprendono che il progetto Endstation era finito addirittura sotto gli occhi del Fuhrer che aveva intenzione di militarizzarlo nel 1944. Gli uomini del Requiem, alla fine, riescono a chiudere la breccia dell’Etere Oscuro ed a scappare appena in tempo da Die Maschine prima che il processo la facesse saltare in aria. Il Gruppo Omega, però, è ancora attivo e non si sa cosa ci attende in futuro.

NUOVO MA NON SNATURATO

Il titolo di questo paragrafo parrà sicuramente controverso a quanti di voi non avranno apprezzato le novità introdotte in questo capitolo ma vediamo di capirci qualcosina in più. Call of Duty: Black Ops Cold War introduce una modalità Zombi rinnovata che si discosta non poco dalle precedenti e che, come è giusto che sia, spacca in due l’opinione dei giocatori.

Le dinamiche di rinnovo hanno, in primo luogo, rimosso il classico loadout iniziale con pistola e coltello lasciandoci liberi di decidere con quale classe, creata da noi, iniziare la partita. La rivoluzione ha coinvolto fortemente anche l’equipaggiamento: sono state introdotte le granate tattiche, come le stordenti, mentre quelle letali non saranno più in tasca al giocatore né si ricaricheranno da sole dopo ogni round, bisognerà andarsele a costruire in un apposito tavolo da lavoro, così come le scimmiette, le corazze (fondamentali nel corso del gioco) e le serie di punti. L’inflessione che, a nostro parere, Treyarch ha voluto dare a questa modalità è sicuramente orientata ad aumentare il livello di tatticismo della modalità stessa, fattore testimoniato dalla comparsa nell’HUD di elementi che, però, si rivelano alquanto superflui come la minimappa, la bussola o la barra di salute dei nemici. Anche le armi non sono escluse dalla rivoluzione, aprendo la cassa misteriosa per il consueto costo di 950 punti (o essenze), ci verranno offerte armi di diverse rarità con accessori già equipaggiati.

Insomma, giocare a Zombi per rilassarsi è ancora possibile, allo stesso tempo, però è necessario ambientarsi ad un nuovo stile di gioco che vi porta inevitabilmente a dover tenere conto di più fattori contemporaneamente.

Nuovo, ma non snaturato. Non snaturato perché le dinamiche della modalità rimangono per lo più le stesse, gli easter egg seguono degli step ben precisi, gli zombi arrivano a round in cui si inseriscono round speciali come quello dei Flagelli, tornano i miniboss e l’ossatura generale rimane sempre la stessa. Il cambiamento più curioso, però, è quello che si può riscontrare al di fuori della partita. Accedendo al menù delle Abilità, infatti, è possibile spendere i Cristalli di Aetherium che ci permettono di potenziare un po’ tutto rendendo l’esperienza di gioco molto interessante, una bibita potenziata a livello tre è molto più consistente della sua versione di base per esempio ed è una novità veramente positiva che spinge il giocatore a cercare di farmare il più possibile per sapere già dove andare a parare, al contrario di quello che accadeva in Black Ops 3 e 4 dove si andava comunque a sfidare un po’ la sorte pregando che il Liquid Divinium faticosamente ottenuto ci facesse uscire una Fenice o uno Specializzato per non vanificare tutte le sofferenze della partita appena conclusa.

UN RITORNO IN GRANDE STILE

Una volta ogni due Black Ops ritorna a farsi sentire, sempre un po’ in sordina e sempre un po’ sottovalutato ma Dead Ops Arcade è un piccolo capolavoro che merita le sue attenzioni. Già in Black Ops 3 la modalità ha fatto un salto enorme aggiungendo alle orde quasi infinite di zombi, alcuni round bonus parecchio divertenti come la corsa nel circuito con la macchina da offroad ed il perk che sposta il pov in prima persona per un round. Tutto questo fa da contorno ad una lore ben costruita con le avventure del soldato e della sua amica gallina intenti a combattere contro tutto l’albero genialogico del Gorilla Cosmico.

In Black Ops Cold War al sostanza non si discosta troppo dall’edizione precedente ma rimane comunque un ottimo espediente per spezzare nel tempo libero. Anche qui compaiono dei miniboss, non dei miniboss qualunque ma quelli della Storia Chaos di Black Ops 4 e nuove aree con dei tesori nascosti e i pericoli sempre dietro l’angolo. La sensazione è che, come per tutta la modalità zombi in verità, sia aumentata non solo la resistenza ma anche l’aggressività degli zombi rendendo le partite più impegnative ed avvincenti.

Una menzione d’onore la merita l’assoluta new entry, Carneficina, esclusiva temporale per un anno dei giocatori PlayStation. Collocata al di fuori di ogni implicazione storica, Carneficina è ambientata nelle mappe del pool multiplayer e consiste nell’individuare l’anomalia di Etere Oscuro e caricarla a suon di uccisioni di zombi nella bolla protettiva che creerà. Una volta concluso per tre volte questo procedimento l’anomalia si sposterà ancora facendo spawnare il primo Elite, ovvero, un Megaton. Dopo aver ucciso una determinata soglia di Elite  sbloccherete i corrispondenti calici: quello di bronzo per tre miniboss, quello argento per sette e quello oro per dieci.

In conclusione, la modalità Zombi ha preso sicuramente una boccata d’aria fresca e l’idea di rinnovare così pesantemente il tutto è stato un salto nel vuoto che avrebbe dovuto necessariamente creare una forte spaccatura nella community. Ad ogni modo, l’audacia di Treyarch merita di essere riconosciuta e da parte nostra vi invitiamo a sforzarvi di vedere il bicchiere mezzo pieno. Del resto, una storia nuova, per davvero questa volta, con nuovi personaggi e misteri non poteva essere dipinta nella stessa cornice dell’arco narrativo precedente. Non ci resta che attendere l’evoluzione dei fatti e dei contenuti.

Ma ora la palla passa a voi. Cosa ne pensate di questo Call of Duty Zombies ? Fateci sapere la vostra nei commenti.

Scritto da
Mark

Appassionato di videogiochi ed entusiasta del racconto. Il mio sguardo è fisso al mondo esportivo con particolare attenzione verso Rainbow Six Siege, nella speranza che il movimento italiano possa diventare sempre più significativo.

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