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Tomb Raider | Tutti i giochi della serie, in poche parole

Tomb Raider è una delle più iconiche serie di videogiochi della storia, nata negli anni ’90 nell’era del 3D nascente grazie alle menti di Core Design.

Da sempre sinonimo di grande avventura, la serie negli anni ha cambiato numerosi team di sviluppo, ed è stata reinventata in più occasioni. Come dimenticare la trilogia inaugurata con Legend, o il reboot di Crystal Dynamics che nel 2013 ha cercato il rilancio dell’icona di Lara Croft come eroina moderna.

Per ricordare i capolavori, ma anche gli inciampi, di questa storica serie, ripercorriamo in poche parole la saga di Tomb Raider. Piccolo disclaimer, prima di iniziare: non abbiamo inserito titoli per smartphone, così come eventuali porting e riedizioni tra cui la Trilogy Remastered in uscita a febbraio 2024. Siete pronti a questo tuffo nel passato?

Tomb Raider

Tutto iniziò da qui. Nel 1996 Core Design ed Eidos Interactive lanciarono Tomb Raider, videogioco avventuroso che segnò l’esordio dell’avventuriera Lara Croft. Per l’epoca, Tomb Raider aveva una grafica a dir poco sbalorditiva, coinvolgendo i giocatori con atmosfere magnifiche. Il gameplay, poi, sebbene oggi risulti molto macchinoso, era il simbolo stesso dell’avventura, grazie a un level design davvero incredibile per l’epoca.

Anche se privo di una storia interessante, Tomb Raider era come un gioco in 3D di Indiana Jones, con tanti enigmi e viaggi in tutto il mondo, persino Atlantide. Un prodotto rivoluzionario, che da subito impose Lara come icona del mondo dei videogiochi.

Tomb Raider II: Il pugnale di Xian

Il secondo capitolo della saga è un capolavoro sotto ogni punto di vista. I miglioramenti sul lato gameplay forse sono pochi, è vero, e se giocato oggi chiaramente si percepiscono gli effetti del tempo che passa. Al netto di questo, però, Tomb Raider 2 presentava esplorazioni ed enigmi ancora migliori, introducendo i veicoli e portando una storia molto più coinvolgente.

Come suggerisce il titolo, Lara è alla ricerca del Pugnale di Xian, manufatto cinese che conduce l’avventuriera verso l’iconica Muraglia che fa da sfondo al primo livello: da lì in poi, è un susseguirsi di perfezione, a cominciare ovviamente dagli enigmi dell’indimenticabile Venezia. E poi, come dimenticare il livello bonus del Maniero Croft, dove potevamo chiudere il maggiordomo nella cella frigo…

Tomb Raider III: Adventures of Lara Croft

Dopo due titoli, Lara si evolve. Con Tomb Raider 3 arriva un netto miglioramento del motore di gioco con grafica e controlli notevolmente migliorati, e proprio per questo si tratta certamente del titolo meglio invecchiato tra quelli della serie classica. L’avventura portava nuovamente la protagonista in giro per il mondo alla ricerca della Pietra Infada, un misterioso manufatto che si narra sia stato ricavato da un meteorite piovuto sulla Terra milioni di anni prima.

Sebbene Core Design avesse svecchiato il comparto grafico, tuttavia, la formula iniziava già a sentire il peso degli anni: non c’era traccia di innovazione, e i giocatori si stavano già indispettendo.

Tomb Raider: The Last Revelation

Guardando la serie classica di Core Design, Tomb Raider: The Last Revelation è tra i giochi migliori. Oscuro, affascinante, perfetto a partire dalla storia, che vede Lara scontrarsi con il dio egizio Set e il suo vecchio mentore, Werner Von Croy. Proprio sulla storia gli sviluppatori puntarono tantissimo, sacrificando invece le novità sul fronte gameplay che restò estremamente classico, seppur già funzionale.

Con un level design ancora migliorato, il gioco era un must have, ma sfortunatamente le vendite segnalavano già un preoccupante calo: la stella di Lara era in fase discendente a causa dell’incapacità della serie di evolversi, e presto iniziarono i momenti bui.

Tomb Raider Chronicles: La leggenda di Lara Croft

Qui, per la prima, vera volta, la stanchezza da parte di Core Design iniziava a farsi sentire.

Gli sviluppatori volevano chiudere la serie con The Last Revelation, ma il continuo successo di Lara Croft li costrinse a proseguire questa strada, ma le idee a questo punto erano davvero finite: infatti, Tomb Raider Chronicles non ha alcuna novità, e anzi anche la sua storia sembra non avere il minimo senso, essendo una sorta di raccolta di flashback di vecchie avventure di Lara tra cui anche una sequenza in fase adolescenziale. Nulla di memorabile, ecco.

Tomb Raider: The Nightmare Stone

Primo gioco della serie per Game Boy Color, lanciato nel 2000 sulla console Nintendo, The Nightmare Stone è ambientato in Amazzonia, dove Lara è sulle tracce di un antico cristallo nel quale è rinchiuso il maligno sovrano Quaxet. Si trattava di un platform 2D a scorrimento, con alcuni enigmi che riprendono le dinamiche classiche della serie. Un bel gioco, divertente e riuscito.

Tomb Raider: Curse of the Sword

Con lo stesso design venne proposto anche Curse of the Sword, sequel di The Nigthmare Stone uscito nel 2001. Ancora una volta Lara ha a che fare con antiche maledizioni e magia nera, questa volta nella città di New Orleans. L’obiettivo dell’avventuriera è trovare una mitica spada che contiene l’anima di una perdifa strega.

Tomb Raider: The Prophecy

Lara torna nel 2002 su Game Boy Advance con un’avventura molto differente. The Prophecy è un gioco con visuale isometrica, nel quale Lara può tornare a muoversi come nei tradizionali giochi della serie, questo per far riassaporare le originali sensazioni. Il gameplay manteneva stretto contatto con la saga classica di PS1, e i limiti hardware non furono un problema: sebbene la critica non lo avesse apprezzato, The Prophecy fu un grande successo alle vendite.

Tomb Raider: The Angel of Darkness

Di tutti i giochi della serie, questo probabilmente è quello dallo sviluppo più problematico, e anche il peggiore. Tomb Raider: The Angel of Darkness era un gioco che puntava a rivoluzionare la serie, abbandonando le tombe che da sempre contraddistinguevano le avventure di Lara e portandola invece a esplorare varie città per fuggire alla legge, essendo stata accusata dell’omicidio del suo mentore.

Purtroppo, gli interessanti intenti del team di sviluppo si scontrarono con l’effettiva realizzazione travagliata, dalla quale ne uscì un pasticcio di glitch e bug. Un gran peccato, perché Angel of Darkness aveva una sua anima che altri giochi della serie, che ottennero più successo, non avevano.

Tomb Raider: Legend

Ricordato con piacere da tanti, Tomb Raider: Legend è il gioco che senza dubbio ha salvato la serie. Lara arrivava da una fase di stanca, Angel of Darkness era stato un disastro, e allora il franchise, finito nelle mani di Crystal Dynamics, prova a cambiare faccia: un gioco avventuroso moderno, il primo di una pianificata trilogia, con nuove origini, un nuovo gameplay, un comparto grafico finalmente al passo coi tempi, e una Lara Croft in piena forma.

Il mistero ruota intorno alla scomparsa della madre di Lara, mentre l’avventuriera viaggia come sempre attraverso il mondo a caccia dei frammenti per ricomporre Excalibur. Sicuramente il gioco più riuscito dell’era PS2.

Tomb Raider: Anniversary

Nato come remake del primissimo capitolo della saga e rielaborato poi per adattarsi come seconda parte della trilogia iniziata con Legend, Tomb Raider: Anniversary è un titolo molto particolare, e anche molto amato.

Si tratta di una lettera d’amore verso la serie e i fan, ma anche un remake con una buona storia, controlli notevolmente migliori, una grafica decisamente interessante e momenti da ricordare, nonostante fossero stati tagliati numerose porzioni dal primo Tomb Raider. Fortunatamente, le ambientazioni più iconiche sono rimaste, in aggiunta alle novità per allacciarsi alla storia che Crystal Dynamics voleva raccontare.

Tomb Raider: Underworld

Poteva essere un gran bel titolo, in chiusura della trilogia iniziata con Legend, e invece no.

Lara, sempre immersa in un mondo che mischia storia e leggenda, è ora alla ricerca di sua madre, che si scopre essere imprigionata ad Avalon. Si conclude con questo gioco e lo scontro con Jaqueline Natla una storia molto ambiziosa e interessante, realizzata inoltre con una certa cura nell’impianto grafico, ma non sufficiente a rilanciare del tutto il brand: Underworld in particolare soffriva di tanti problemi tecnici, anche se tra gli aspetti più apprezzati del gioco ci furono l’esplorazione e gli enigmi.

Lara Croft and the Guardian of Light

Primo di una nuova serie spin-off, che da alcuni anni si alterna alla saga principale, Lara Croft and the Guardian of Light è un gioco d’azione in visuale isometrica, studiato appositamente per propore un’esperienza cooperativa sia online che offline. Oltre a Lara, i giocatori possono impersonare l’antico guerriero maya Totec; i due devono fermare lo spirito maligno Xolotl, e recuperare un prezioso specchio.

Il gioco ottenne un buon successo, convincendo Crystal Dynamics a farne un franchise parallelo a quello di Tomb Raider.

Tomb Raider (2013)

Insieme a Crystal Dynamics, Square Enix prova il tutto per tutto con Tomb Raider, reboot del franchise pubblicato nel 2013. Un gioco che, di fatto, aveva solo una cosa in comune con i precedenti titoli, vale a dire la protagonista, reinventando però l’intera esperienza con un piglio tutto diverso, molto più vicini, per certi versi, alla serie Uncharted, e mettendo nella salsa anche qualche ingrediente survival.

Un action adventure deciso e interessante, che ci mostra anche un lato tutto nuovo e più intimo della protagonista, oltre che una storia avvincente. Vero, mancavano vari elementi che hanno sempre reso grande la serie, ma come primo capitolo tutto andò per il verso giusto. Unica pecca: il multiplayer, davvero superfluo e poco coinvolgente.

Lara Croft and the Temple of Osiris

Nel 2014 arriva il sequel di Guardian of Light, Lara Croft and the Temple of Osiris, che riprende le meccaniche del primo gioco con una storia basata sulle divinità egizie e la possibilità di in quattro. Ogni personaggio aveva le sue abilità e poteri, e insieme i giocatori sono chiamati a risolvere enigmi, superare trappole ed eliminare nemici all’interno del pericolosissimo Santuario di Osiride.

Rise of the Tomb Raider

Nonostante qualche difetto, Rise of the Tomb Raider è stato un sequel praticamente perfetto per il reboot di Tomb Raider del 2013. Lanciato inizialmente come esclusiva Xbox, il gioco di Crystal Dynamics proponeva le medesime meccaniche, ma stavolta la serie provava a diventare più matura, specie nei confronti di Lara stessa: è così che aumentano gli enigmi, le tombe tornano a essere un elemento importante della crescita della protagonista, e l’azione non manca. La storia segue nuovamente la caccia di Lara a Trinity, malvagia organizzazione che intende fermare a tutti i costi.

Un altro grande titolo, anche se sempre poco in linea con i gusti dei fan storici.

Shadow of the Tomb Raider

L’ultimo gioco finora pubblicato, e anche la fine della trilogia reboot (anche se a quanto pare il prossimo gioco di Crystal Dynamics proseguirà questa storia). Shadow of the Tomb Raider replica in tutto e per tutto la formula dei due giochi precedenti, migliorando il sistema di difficoltà, il gameplay e introducendo inoltre molte più tombe e contenuti.

La storia, tuttavia, non è mai apparsa particolarmente curata, e proprio per questo molti giocatori hanno abbandonato Shadow of the Tomb Raider prima di arrivare alla sua conclusione, nella quale Lara Croft deve fare di tutto per fermare un’apocalisse Maya e bloccare i piani della malvagia Trinity.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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