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[Recensione] Lies of P

Cittadini di Krat, benvenuti! Che siate umani o burattini (o qualsiasi cosa esista nel mezzo), vi invitiamo ad addentrarvi nella lettura della nostra recensione di Lies of P, il nuovissimo action souls like di Neowiz e Round8 che si ispira ai grandi classici del genere (Dark Souls, Sekiro, Bloodborne) per dar vita a qualcosa di nuovo.

Lies of P è un titolo curatissimo nei dettagli, una rivisitazione delle avventure di Pinocchio, il classico nato dall’estro di Carlo Collodi (pseudonimo di Carlo Lorenzini…). In quest’avventura dark fantasy, accompagniamo il nostro protagonista “P” in un viaggio dalle tinte horror alla scoperta della sua vera natura e dei misteri di Krat, una cittadina un tempo futuristica che oggi è caduta in preda a due catastrofi: la frenesia dei burattini e il morbo pietrificante.

Riuscirà il nostro eroe a farsi strada (divertendosi!) tra i mille pericoli di Krat? Ci siamo presi il nostro tempo per spolpare a fondo Lies of P, siamo pronti per dirvi tutto ciò che ne pensiamo. La recensione non conterrà spoiler, quindi leggete senza timore.

Versione provata: PlayStation 5.

Umano o burattino?

Se siete avvezzi alle opere di casa From Software, già dai primi minuti Lies of P vi ricorderà i titoli del team di sviluppo giapponese. Come si suol dire, “invertendo l’ordine degli addendi, il risultato non cambia”: la cornice è differente, originale e molto ispirata (anche se esiste un precedente, Steelrising, che allo stesso modo ci metteva davanti orde di automi inferociti), il cuore invece resta un souls like a tutti gli effetti. Ma ne parleremo meglio in chiusura di recensione.

Prima è necessario raccontarvi di P, il burattino. Risvegliatosi in un vagone di un treno abbandonato presso la Stazione centrale di Krat, il ragazzetto meccanico scopre attorno a sé un mondo orrorifico. La città un tempo fiorente è stata devastata dalla frenesia dei burattini, il Grande Patto è stato infranto e l’umanità è sull’orlo della rovina: i burattini che un tempo rappresentavano la modernità, fedeli servitori degli uomini, si sono ribellati e sono diventati aggressivi, distruggendo ogni cosa. Come se non bastasse, le persone si sono ammalate di un male che non lascia scampo e uccide, muta, trasforma, annienta. La situazione non potrebbe andare peggio, giusto?

Eppure, in questo mare di oscurità, c’è ancora una flebile speranza fatta di luce. Ben presto infatti (dopo aver fatto pratica con le meccaniche base di Lies of P), giungiamo presso l’Hotel Krat, l’ultimo baluardo di salvezza. Si tratta di un edificio di proprietà di Antonia, una anziana signora, che l’ha attrezzato per farlo diventare un rifugio. I personaggi che conosceremo durante il cammino si raduneranno qui, l’Hotel sarà infatti il cuore narrativo di Lies of P, il luogo in cui vedremo i risultati delle nostre battaglie, le conseguenze delle nostre azioni e scopriremo le storie degli NPC incontrati lungo la via.

La trama di Lies of P è più narrata e intellegibile di quanto potrebbe essere la “lore” di Elden Ring, ad esempio, in generale si tratta di un cammino molto lineare ma indubbiamente affascinante. Gran parte del lavoro la fanno il doppiaggio e, in generale, il design di amici e nemici. Ci sono segreti da svelare, amici da aiutare e da salvare. La parte più bella però, sta nei dialoghi a scelta multipla: le risposte che diamo cambiano il protagonista in modo inaspettato.

I burattini non possono mentire, ma P può farlo. Si tratta di un’anomalia che lo rende speciale e che determinerà il suo percorso di crescita. Dire la verità e infliggere dolore o scegliere la cosiddetta “bugia bianca”, sfogando la nostra empatia e la nostra capacità di provare sentimenti? La conclusione dell’avventura di ciascuno dipenderà proprio da questo.

Un mondo decadente, malinconico e affascinante

Attraversando teatri, officine, cupe grotte fino a isole lontane, il viaggio in Lies of P prosegue su binari ben solcati. Nonostante il senso di déjà vu sia impossibile da scacciare per tutta la durata dell’avventura, l’occhio rimane comunque soddisfatto grazie alla cura che gli sviluppatori hanno riservato agli scenari e in particolar modo all’illuminazione: con tocchi registici molto ispirati ci vengono introdotti luoghi e nemici. La forma vuole la sua parte e non si può dire che non ci abbiano pensato.

Dai nemici comuni a quelli speciali, più coriacei, che incontreremo spesso durante l’esplorazione, fino a mini boss e ai boss, la varietà dei nostri avversari non verrà mai a mancare, grazie anche alla differenziazione tra burattini (nemici meccanici) e mostri mutati (fatti di carne). La varietà del titolo si rispecchia anche nelle armi, negli oggetti, nei collezionabili, nei potenziamenti: si tratta di un grandissimo punto di forza di Lies of P, che svela un gameplay ricco di approcci differenti, più profondo di quanto ci aspettassimo.

Il gioco è stato recentemente ricalibrato con una patch pensata per ammorbidire il livello di sfida, che troppi giocatori avevano ritenuto eccessivamente elevato soprattutto in corrispondenza di alcuni boss: avendo giocato il titolo sia pre che post patch, confermiamo che Lies of P presentava al lancio degli avversari sfidanti, dei punti di sbarramento fatti per insegnare al giocatore a gestire bene ogni risorsa e a padroneggiare meccaniche fondamentali come la parata, la parata perfetta, l’utilizzo dello Spettro evocabile in corrispondenza dei boss, la schivata, la gestione del peso e gli oggetti. Tuttavia, il titolo non era ingiusto con i giocatori: essere caparbi e avere il tempo e la determinazione di imparare sono prerogative base per chi si approccia al genere.

E ora? Lies of P è più semplice, inutile negarlo, ma è una costatazione che solo chi l’ha giocato al lancio può permettersi di fare. Non è un problema, è così e basta. Resta un souls like godibilissimo e vario, con un buon livello di sfida. Non preoccupatevi, non potrete distrarvi più di tanto se non volete perire malamente, nemmeno dopo la patch correttiva.

È meglio una buona copiatura o un’originalità scadente?

Come vi accennavamo, Lies of P è un titolo che riesce ad appassionare pur prendendo a piene mani da numerosi predecessori nel genere. Si tratta indubbiamente di un’ottima “scopiazzatura”, racchiusa in una reinterpretazione da manuale dei personaggi di Collodi. Tuttavia, non sempre il titolo di Neowiz e Round8 riesce a far funzionare ogni elemento del gameplay: eccelle in quello che è “già visto”, cade invece sulle meccaniche che dovrebbero essere più innovative.

I combattimenti funzionano, sono dinamici, aggressivi, tecnici al punto giusto (la parata perfetta è davvero la chiave per distruggere qualsiasi nemico). La meccanica dello “stun”, che permette di rompere l’equilibrio dei nemici e infliggere un soddisfacente “attacco fatale” si basa moltissimo sulla nostra capacità di imparare i tempismi e parare nel momento giusto. In questo e per quanto concerne l’uso dei Bracci a Legione, il braccio meccanico intercambiabile del nostro P, il gioco prende a piene mani da Sekiro, mentre per quanto riguarda la bestialità dei boss e le atmosfere non possiamo non pensare a Bloodborne. In tutta questa ferocia, si stagliano attimi di poesia proprio come nei titoli From.

Tuttavia, l’assoluta novità del titolo che permette di combinare impugnature e lame così da dar vita a nuove armi si rivela essere superflua, ininfluente sulle dinamiche dei combattimenti. Allo stesso modo, la meccanica più story-related del sistema bugie/verità incuriosisce moltissimo e apre le porte alla rigiocabilità del titolo, pur rimanendo fin troppo oscura e correlata esclusivamente alla conclusione del racconto.

La durabilità delle armi, che si consuma e può essere ripristinata tramite la smerigliatrice applicata al braccio meccanico di P, si rivela una variabile da tenere conto solo in alcune parti specifiche dell’avventura. Le piccole cacce al tesoro disseminate per le mappe e le quest secondarie sono poche e semplici ma contribuiscono a movimentare il tutto, le mappe invece sono limitate a una serie di lunghi corridoi senza possibilità di immergersi in un’esplorazione più di ampio respiro. Non pretendevamo di scorgere la sconfinata mappa open world di Elden Ring, ma nemmeno muri invisibili e carrozze che sbarrano il cammino, dandoci a tratti quella sensazione di stantio che proprio non volevamo provare.

Una nota positiva va invece alla colonna sonora, ricca di brani di generi (e lingue) differenti. Abbiamo anche apprezzato la possibilità di cambiare vestito e copricapo al nostro personaggio, coltivando un gusto puramente estetico che ben si adatta alla cornice del racconto. Tecnicamente, infine, la versione PlayStation 5 da noi provata è ineccepibile.

Nonostante le zone d’ombra elencate, Lies of P resta un prodotto capace di intrattenere tranquillamente per oltre 30 ore, un “must have” per gli amanti dei souls like. Certi personaggi e certe scene rimangono impressi, la voglia di combattere e di recuperare i contenuti non ancora affrontati si impone anche dopo i titoli di coda. Ottimi segnali, che testimoniano un gioco riuscito nel complesso, seppur profondamente imperfetto soprattutto nelle sue dinamiche più originali.

Se mai dovesse esistere un seguito, lo accoglieremmo a braccia aperte.

Leggi anche:

Lies of P – Guida ai primi passi

Lies of P – Guida completa ai Trofei e al Platino

Offerta
Lies of P
  • Un action soulslike ispirato alla celeberrima fiaba di Pinocchio
  • Ambientato in un oscuro mondo Belle Époque

8.6
Riassunto

Nell’orrorifica città di Krat, i burattini che un tempo erano al servizio dell’umanità si sono trasformati in macchine assassine, mentre un misterioso male trasforma le persone, devasta, uccide. Il burattino P è speciale, in quanto possiede la capacità di mentire: quale percorso di crescita affronterà? Quali misteri nascondono l’intelligente Geppetto, l’intraprendente Venigni, la misteriosa Sophia e gli altri cittadini di Krat? In questa rivisitazione del classico di Collodi, le meccaniche dei souls like vengono riprese con grandissima efficacia, mentre gli elementi più originali restano sullo sfondo, non del tutto riusciti. Lies of P resta un action solidissimo per quanto riguarda gli aspetti tecnici e la realizzazione artistica, un “must have” per gli amanti del genere.

Pro
La direzione artistica è pregevole Combattere è un'esperienza sfidante, varia, soddisfacente La rivisitazione "horror" del classico di Collodi
Contro
Il senso di "già visto" permea ogni cosa Le meccaniche più originali non sono riuscite al 100% Le mappe sono dei lunghi corridoi
  • Concept e Trama7.8
  • Gameplay8.5
  • Comparto artistico9
  • Comparto tecnico9
Scritto da
Chiara Ferrè

Ciao, sono Chiara. Cresciuta a pane, Harry Potter e Final Fantasy, ho da sempre una grande passione per la narrazione in tutte le sue forme. Cerco campi di battaglia, magici cappelli, lucertoloni volanti. Ho una penna e non ho paura di usarla.

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