Ci sono anni, nella storia dell’industria videoludica, che sembrano fatti per essere ricordati. Annate in cui l’offerta è buona, crescente, ben distribuita. Poi, ogni tanto, arriva qualcosa di diverso: un’esplosione creativa, un affollamento di opere forti, un’orchestra dove non esiste uno strumento che suoni piano.
Il 2025 appartiene a questa seconda categoria, quella rara, in cui la domanda: “Chi vincerà il GOTY?” appare quasi riduttiva. Perché il punto, questa volta, non è chi si porterà a casa il trofeo, ma quanto ampio sia il panorama che abbiamo davanti.
Non è solo un anno “pieno”: è un anno ricco, e la differenza è sostanziale. Pieno è quantitativo. Ricco è qualitativo.
Ed è proprio qui che comincia il discorso.
Clair Obscur: Expedition 33 — Il nome che aleggia sopra gli altri
Qualunque conversazione sulla stagione dei premi obbliga, quasi immediatamente, a pronunciare quel titolo: Clair Obscur: Expedition 33. Non perché sia l’unico meritevole, ma perché è quello che ha definito con più nitidezza un punto di svolta. È stato il gioco più celebrato dalla critica per mesi, non per assenza di alternative ma per capacità di imporsi con naturalezza.
Un mondo Belle Époque che non si osserva soltanto ma si vive, personaggi che restano impressi come cicatrici, un combat system che permette libertà a volte perfino eccessiva, lasciando ai giocatori la responsabilità delle loro build.
La sua vittoria ai Golden Joystick Awards e agli Uagna Awards non ha fatto notizia: l’ha confermata. Dodici candidature ai The Game Awards, record assoluto. Non un contendente: un baricentro.
Eppure, se la storia ci ha insegnato qualcosa, è che nessuna coronazione è garantita.
Death Stranding 2 — Il vero rivale
L’unico rivale che si percepisce davvero in grado di contendere il vertice è Death Stranding 2: On the Beach. Lì dove il primo episodio aveva spaccato l’opinione pubblica, tra chi lo definiva un capolavoro contemplativo e chi un simulatore di consegne, il sequel è riuscito in un compito più difficile: armonizzare senza omologarsi.
La maturità visiva è fuori discussione, la fotografia digitale quasi sperimentale, il ritmo più accogliente senza perdere l’identità. E mentre Expedition 33 sorprende con energia nuova, Death Stranding 2 colpisce con una sicurezza che deriva dall’esperienza: cammina meno in punta di piedi, più in orizzonti aperti.
È raro che un sequel riscriva la percezione di un progetto. Questo, forse, ci sta riuscendo.
I grandi che resteranno nella memoria
Esiste poi quella fascia intermedia che non è affatto intermedia in valore, ma lo diventa nella percezione. Titoli che brillano forte ma non a sufficienza per oscurare stelle più antiche o più rumorose.
Blue Prince, con la sua architettura enigmatica che sembra reinventare il significato stesso di esplorazione logica. Kingdom Come: Deliverance 2, che non costruisce un open world, ma un ecosistema dove la vita sembra accadere anche quando tu non guardi. Split Fiction, dove la cooperazione non è meccanica accessoria ma linguaggio principale — un raro esempio di gioco che vive meglio in compagnia.
In un anno diverso, uno di questi avrebbe dominato con facilità. Nel 2025, invece, diventano quei titoli che spesso si consigliano con una frase: “Fidati, giocalo”.
I quasi-favoriti: splendidi, ma forse troppo silenziosi
Ghost of Yōtei è uno di quei giochi che conquista senza alzare la voce. È elegante, ben scritto, visivamente notevole. È figlio di Tsushima, ma non vive della sua ombra: cammina da solo, con passo sicuro. Eppure, il GOTY premia l’impatto culturale oltre la qualità, e quest’anno la concorrenza è un frastuono.
E che dire di Hollow Knight: Silksong? Atteso come pochi titoli nella storia recente, accolto con entusiasmo quasi universale al lancio. È un mondo nuovo, più ostile, più verticale, più esigente. Se Expedition 33 accoglie, Silksong sfida. Due qualità nobili, ma diverse. E la sfida, si sa, è più divisiva dell’accoglienza.
Nintendo tenta la spallata con Donkey Kong Bananza, platform pulito, brillante, da manuale. Ma la statistica degli ultimi anni gioca contro: nessuna esclusiva Nintendo conquista il GOTY da Breath of the Wild. Bananza diverte, stupisce, ma difficilmente ribalterà la tradizione.
I grandi esclusi
Ogni annata eccellente ha una seconda fila che seconda non è davvero. Dispatch, raffinato nella scrittura, umano nei dettagli. Metal Gear Solid Delta, replica perfetta di un classico, impeccabile ma non rivoluzionario. Silent Hill f, disturbante, viscerale, destinato forse più ai cultori che ai premi generalisti. Absolum, piccolo solo nel budget, enorme in identità.
Non tutti saliranno sul palco, ma meritano assolutamente di essere ricordati.
Quindi?
La verità è che quest’anno il GOTY non è un punto di arrivo: è un simbolo. Uno tra molti, forse non il più rappresentativo, forse solo il più votato.
Perché il 2025 ci ha regalato abbondanza, sperimentazione, ritorni eccellenti e nuove visioni. Ha reso difficile scegliere, e questo è il segno migliore che potessimo chiedere. Non vincerà il gioco perfetto, vincerà quello che, tra dieci anni, racconteremo ancora.
Non ci resta quindi altro da fare che attendere la notte tra giovedì e venerdì, data in cui finalmente la domanda avrà una risposta.





Scrivi un commento